Adesso vi racconto la mia storia di Facebook

Avevo un profilo facebook, l’havevo fatto con il nome della libreria che poi è un po’ il mo nome sia perchè è proprio il mio nome, Margherita, sia perchè quando avevo la libreria ero davvero un tutt’uno con questa, ossia La Libreria di Margherita. L’avevo fatto subito dopo l’apertura nel 2009. Nel corso degli anni gli “amici” sono diventati numerosi: usavo il profilo come tutti usano il proprio profilo, per pubblicare pensieri, idee e taggare ed essere taggata. Infatti, essendo quello il mio unico profilo, l’uso era molto personale, gli amici mi taggavano nelle foto insieme delle feste o delle serate in compagnia. E tutto andava bene. Pubblicavo notizie circa gli eventi che organizzavamo, eventi sempre gratuiti per il pubblico, sottolineo gratuiti e pubblicavo le foto dei libri e le foto mie, come generalmente si fa su questi social. Così facendo, così taggando ed essendo taggata, così chiedendo amicizie e accettando amicizie sono arrivata, negli anni, a quasi 4000 amici. Wauuuu,direte! Wauuu, mi sono detta! Allora, sulla scia dell’entusiasmo, penso di fare una pagina con lo stesso nome, accessibile, come funziona in questi casi, esclusivamente, per me che ero l’amministratore, dallo stesso profilo. E anche qui tutto andava bene. Come sa chi usa i social, siamo sempre più propensi a visitare un profilo aperto e magari chiedere l’amicizia più che cliccare Mi piace ad una pagina ed  inoltre avevo constatato che i post scritti, pubblicati sulle pagine, arrivano soltanto ad un percentuale bassa di utenti che hanno cliccato il famoso Mi piace. Comunque continuavo ad usare entrambe, il profilo più personale, foto con i compagni, serate, compleanni ecc.,  mentre la pagina più pubblica con eventi, recensioni e foto fatte in libreria.

Un bel giorno, credo nel 2015, vado ad accedere al mio profilo come tutte le mattina e non lo trovo più! Al posto della mia bacheca c’era una scritta del grande fratello che diceva che non avevo più possibilità di accedere al profilo perchè non avevo rispettato le regole circa la gestione del profilo. Oibò! mi gratto la testa, riprovo e stessa cosa, spengo e riaccendo il computer, non so perchè ma con le macchine si fa sempre così, niente la scritta era sempre là al posto della mia vita privata.

Scrivo un messaggio di informazioni allo stesso facebook per chiedere ulteriori informazioni appunto: non ricevo risposta. Il mio profilo non c’era più. Le foto, i post, i pensieri le idee, lo stato (che nome bizzaro) : scomparsi. I 4000 amici? I 4000 amici non c’erano più.

 La virtualità aveva preso consistenza nell’assenza. I 4000 amici mi mancavano adesso davvero.

Cerco di andare nella mia pagina, almeno quella era salva, scarsi 1000 mi piace ma c’era. Ma come accedervi se potervo gestirla solo dal profilo?

Per fortuna c’era un altro amministratore alla pagina de La Libreria di Margherita su Facebook, Geoffrey, il mio fidanzato attualmente mio marito. Dal suo profilo sono riuscita ad entrare nella mia pagina.

Insomma, scrivi e scrivi email senza risposta, cerca e cerca informazioni senza sosta ho scoperto dopo qualche settimana che potevo convertire il profilo interamente nella pagina.

Non ho subito seguito questo comando del sistema perchè dico la verità mi ero un po’ arrabbiata: il mio profilo non aveva nulla di commerciale, mai pubblicato un solo prezzo ad un libro, mai avviato una vendita online per quella avevo, infatti, la pagina dove si poteva fare e soprattutto un sito e-commerce. E poi, oltre alle mie giustificazioni, era il modo che mi aveva deluso: il fatto che un potere, nascosto in una macchina, potesse decidere dei miei affetti e buttarli concretamente in un cestino senza possibiltà di replica. La manifestazione piu’ becera del potere era palese davanti ai miei, palese in una azione concreta del social network ma, come il potere sa essere, inappellabile. Un è cosi’ globale che mi dava fastidio. Cosa potevo fare? La mia risposta verso questi poteri enormi è una piccola parola NO. So che la multinazionale non mi considera per niente, non conosce le mie ragioni e non aspetta la mia opinione ma so anche che il mio potere puo’ essere grande nella negazione proprio quanto sa essere piccolo nella partecipazione. Finchè ci sei, sei un numero, ma quando manchi sei un numero in meno ci si comincia a pensare perchè se tutti mancassimo, su facebook  e affini,  si resterebbe “a cantare la messa con gli strugli come si dice nella simpatica espressione dialettale (trad. A dire la messa quando già si scopa a terra con le scope di paglia, nel senso che non c’è più nessuno.)

Comunque non ho resistito, ho detto no per qualche mese ma poi ho accettato: convertire in pagina il mio profilo.

Non è stato vero. Sulla mia pagina non sono mai comparsi i 4000 nomi, ma anzi si è bloccata anche quella. Ora non ricordo perfettamente tutti i passaggi, la quotidianità mi ha impedito di ricordare tutto, gli impegni, il lavoro e varie contingenze mi hanno preso sempre più e la mia delusione, il mio programma di visione internazionale su un mezzo sempre più sterile, quale definisco i social, è andato ogni giorno affievolendosi….ma le esigenze della visibilità restavano in una società che a volte prefisce il clic al buongiorno della commessa e così, ripeto non ricordo come e non ricordo quando , mi sono ritrovata a seguire esattamente quello che il sistema facebook mi dettava per riavere amici e pagine, ho dovuto ricreare una nuova pagina La Libreria di Margherita 1 che non ha mai avuto al suo interno né i 4000 amici, né i mille Mi piace, che nonostante le procedure seguite, non ha mai avuto le foto, gli articoli, gli eventi insomma niente della sua storia precedente. Oggi questa è ancora sul social, non posso accedervi, non è aggiornabile, perfetta immagine di decandenza, sipario senza attori, a Voi lettori la scelta di decidere chi saranno gli attori, quale il sipario e quale l’epoca al declino se la reale oppure la virtuale.

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